blog di Carlo Cuppini

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venerdì 17 settembre 2010

I caduti di Nassiriya

Non ho ancora visto il film 20 sigarette. Credo meriti, perché è il racconto di qualcuno che lì ci stava, e non per caso, in quel momento.
Ci sono strade intitolate ai caduti di Nassiriya. A Firenze ad esempio, è uno scampolo di strada che collega due viali intorno alla Fortezza. Accanto a Largo Caduti nei Lager.
Alla festa nazionale di Emergency, a Firenze, si sono sentite molte cose forti e intelligenti. Lella Costa, ad esempio, ha raccontato un apologo sulla guerra, citando non ricordo chi. Questo apologo in realtà è un'analisi statistica dei morti nelle guerre degli ultimi cento anni. Diceva che nella Prima guerra mondiale i civili morti rappresentavano il 10% del totale. Quindi si può tranquillamente concludere che l'uccisione di civili è stata del tutto accidentale. Per quello che riguarda la Seconda, il rapporto è 40 % civili e 60 % soldati. E viene da pensare che qualcuno ha voluto combinare qualche guaio. Nelle guerre degli ultimi decenni (ora che la guerra è regolamentata da precise regole "morali" sottoscritte, al contrario delle precedenti) i soldati uccisi rappresentano il 10 % del totale dei morti. E' lecito pensare quindi che l'uccisione dei soldati in guerra sia del tutto accidentale.
Ieri ho scritto che in Iraq sono morte, secondo attendibili conteggi, un milione di persone, per via della guerra che abbiamo (in misura e modalità mediocri, come sempre) appoggiato. La partecipazione alla guerra è stato ciò che ha fatto cadere l'ultimo governo prodi, se ricordiamo la vicenda del comunista Ferrando che fece mancare la maggioranza parlamentare sulla questione del rifinanziamento della missione.
Avevo già scritto questo dato nella precedente serie della militanza del fiore. Lo riconosco: questa notizia non mi dà pace.
Il mestiere dei soldati è fare la guerra, più o meno. La guerra prevede l'uccidere e il morire. Bello o brutto che sia, questo è.
La gente che lavora, cresce, fa figli, prega, litiga, si rilassa, fuma, legge, a volte si ferma a guardare il paesaggio, non è normale che sia uccisa. Se una di queste persone viene uccisa, in ogni angolo del pianeta, si parla di omicidio, e il responsabile viene perseguito, arrestato, in alcuni luoghi ucciso a sua volta.
Un milione di morti, dunque, in Iraq, tra il 2003 e il 2006. Che segue il milione di bambini irakeni morti tra il 1991 e il 2002 per via dell'embargo che abbiamo voluto. Un altro dato attendibile. Un dato che potrebbe perdersi in un mare di analoghi dati.
Non c'è una strada intitolata alle vittime civili della guerra in Iraq. Eppure la loro storia ci riguarda direttamente. Tanto quanto quella dei soldati morti a Nassiriya.
Nel romanzo di Orwell, l'ideologia imposta dal regime era riassumibile nel motto "2+2=5". I Radiohead ci hanno intitolato una canzone.
I grandi scrittori di fantascienza dicono hanno detto spesso la verità, più chiaramente e prima dei sociologi e dei rivoluzionari.

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